Le tecnologie per cattura e stoccaggio di carbonio (CCS) continuano la loro corsa a livello mondiale quanto a capacità installata, anche se resta ancora ben distante dai livelli che sarebbero necessari per centrare gli obiettivi climatici più ambiziosi.
La capacità totale è passata da dagli 85 milioni di tonnellate del 2019 agli oltre 110 milioni di tonnellate 2020, una crescita di un terzo rispetto all’anno precedente. Cifra a cui si arriva però, solo se si sommano agli impianti attivi anche quelli in progettazione o in sviluppo.
Secondo Brad Page, a capo del think tank australiano, che monitora la diffusione di questa tecnologia a livello globale, dietro il boom della tecnologia CCS si vede chiaramente l’impatto dei nuovi e più alti livelli di ambizione climatica che si stanno affermando in tutto il mondo. “Uno dei maggiori fattori che guidano questa crescita è il riconoscimento che il raggiungimento di emissioni nette zero è urgente ma irraggiungibile senza riduzioni di CO2 da settori ad alta intensità energetica”. Riconoscimento compreso anche dai principali inquinatori mondiali, come Cina, Usa, Giappone e Corea del Sud.
L’IPCC stima che entro il secolo debbano essere catturate tra 350 e 1200 Gt di CO2, ma ad oggi la capacità CCS sequestra circa 40 Mt l’anno. Conclude infine Page ricordando l’importanza del raggiungimento della neutralità climatica e quanto questa tecnologia possa contribuire al raggiungimento di questo scopo. “Deve aumentare la capacità di cattura di almeno 100 volte entro il 2050 per soddisfare gli scenari stabiliti dall’IPCC”.